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Sezione

Giornata dei diritti

Sabato 7 dicembre, nella piazzetta della Caritro (Piazza Rosmini) tutte le nostre unità sono state impegnate a festeggiare il trentesimo anno della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Adottata nel 1989, la Convenzione sui diritti dell’infanzia dell’Onu riconosce per la prima volta che anche i bambini godono di diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici.

Sono stati organizzati due laboratori “Crea l’albero dei diritti” e “Disegna i tuoi diritti” dove i bambini e i ragazzi potevano confrontarsi con gli articoli della Convenzione e farli propri, attraverso diverse forme artistiche. Nel frattempo, per tutto il pomeriggio, i ragazzi si sono susseguiti nella lettura di testi, filastrocche, poesie sul tema dei diritti in una vera e propria maratona di lettura.

L’evento è stato organizzato assieme all’Anpi (Sezione A. Bettini di Rovereto) ed è stato promosso e fortemente voluto dalla Circoscrizione Centro, il cui presidente, Vittorio Potrich, ha partecipato all’alzabandiera di Sezione e ci ha accompagnati nel pomeriggio di giochi e laboratori.

Queste le parole della nostra Responsabile Educativa, Ila, che hanno aperto la giornata:

Se siete qui oggi è perché tutti avete letto una circolare: significa che siete fortunati perché sapete leggere. Saper leggere vuol dire che c’è qualcuno che vi ha insegnato a farlo, che siete potuti andare a scuola. Molti bambini in tante parti del mondo non vanno a scuola perché non ci sono scuole abbastanza vicine, perché i genitori sono poveri e hanno bisogno che i loro figli lavorino. Se la presenza di una bella giornata di sole per voi può essere l’occasione per una vacanza, in molti Paesi è il troppo sole, la siccità che spingono intere popolazioni a spostarsi in altri territori.
Siete fortunati perché siete vivi: tanti bambini nei Paesi poveri muoiono di malattie infettive che vengono trasmesse dalle mamme già durante il parto, come l’AIDS che potrebbe essere evitata o tenuta sotto controllo, ma non ci sono abbastanza mezzi per farlo o come la malaria che viene trasmessa dalle zanzare con le loro punture da una persona malata a una sana. E poi c’è la fame, la mancanza di cibo che distrugge la salute e anche la vita. In certi Paesi, bambini di meno di 10 anni possono essere messi in prigione solo perché hanno rubato qualcosa per sfamarsi. Ci sono bambini che i genitori vendono per ignoranza e per miseria. Sono destinati a una brutta fine, possono diventare piccoli schiavi costretti a lavori faticosi, oppure vengono dati in adozione sperando che questa scelta dia loro la possibilità di una vita migliore, ma non sempre chi li accoglie è degno di farlo.
Questi e altri principi sono contenuti nella Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che è stata approvata dall’ONU trent’anni fa, il 20 novembre del 1989: l’ONU riunisce tutti i Paesi del mondo e gli Stati che firmano si impegnano a rispettare e far rispettare questa Convenzione, cioè questo insieme di principi e di regole che riguardano non solo i bambini piccoli, ma anche i ragazzi che non hanno compiuto i diciotto anni.
Leggendo questa Convenzione che è composta da 54 articoli con bellissime enunciazioni, mi ha colpito molto una espressione che ricorre in tante parti importanti e cioè che questi diritti devono essere fatti valere “nella misura del possibile”. Mi sarebbe piaciuto leggere che trattandosi di diritti di bambini e di minori, in sostanza del futuro della nostra specie, tali diritti venissero fatti valere “nella misura dell’impossibile”. Mi rendo conto che questa può essere considerata una illusione, una pura fantasia, ma ritengo che l’impegno a rendere concreti questi diritti non sia mai troppo. Durante il fascismo, in seguito alle Leggi razziali del 1938, ragazzi e insegnanti ebrei furono espulsi dalle scuole pubbliche e durante la seconda guerra mondiale, quando il governo fascista era alleato con quello tedesco nazista, molti ebrei italiani furono deportati, rinchiusi in campi di concentramento, dove spesso morirono. Ma molti si salvarono perché non furono denunciati, furono nascosti o comunque protetti da cittadini non ebrei. 
Questo concetto di solidarietà deve ispirare il nostro agire comune: ci sono persone e bambini venuti con i loro genitori da altri Paesi o nati qui da genitori immigrati; magari qualcuno si preoccupa perché sembrano diversi, però quasi tutti lavorano, studiano e sono davvero brave persone.
Vi ho detto all’inizio che siete fortunati, e lo siete ancora di più se siete delle bambine o delle ragazze, perché ci sono Paesi in cui l’istruzione è vietata alle femmine. Ci sono Paesi in cui anche da grandi alle donne sono vietati molti lavori; lì gli unici maschi con cui possono uscire di casa sono i padri, i fratelli o i mariti e, quando sono in strada o se c’è un estraneo in casa, devono coprirsi completamente. In passato anche in Italia alle donne erano impedite molte occupazioni o forme di istruzione, inoltre erano sottoposte alla volontà del marito, o di qualche parente maschio se non erano sposate. Durante il fascismo anche alle donne italiane vennero imposti nuovamente dei divieti, come quello di diventare direttori scolastici o di insegnare alcune materie, considerate troppo difficili per loro.

Insomma voi ragazzi, voi ragazze che vivete oggi in Italia siete fortunati, e la fortuna è un bene in sé per chi ne gode, perché rende la vita meno difficile. Ma la nostra fortuna deve produrre un bene anche per gli altri, per i meno fortunati. Chi ha avuto molto dalla vita deve impegnarsi a fare qualcosa per chi non ha o per chi ha troppo poco. Dobbiamo augurarci che anche in un periodo di crisi, anzi, che soprattutto in un periodo di crisi come quello odierno, non si dimentichino i più poveri. E di poveri ne abbiamo anche in Italia, anche tra i bambini. Ci sono bambini italiani che non hanno abbastanza da mangiare, che non finiscono la scuola dell’obbligo.
Voglio quindi ricordarvi gli Articoli 12 e 13 della Convenzione di cui stiamo parlando. Gli Stati che hanno firmato “garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità”. E “il fanciullo ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di ricercare, di ricevere e divulgare informazioni e idee di ogni specie, indipendentemente dalle frontiere, sotto forma orale, scritta, stampata o artistica o con ogni altro mezzo a scelta del fanciullo”.
La vostra voce conta, insomma. Potete farla sentire anche su questi argomenti. Potete così cominciare molto presto a dare una mano perché bambini e ragazzi meno fortunati di voi vivano in condizioni migliori.