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LA NOSTRA STORIA

Era stata fondata non appena rasserenatosi il cielo dalle nubi della guerra da un sottufficiale, di cui purtroppo è andata perduta ogni traccia. Egli gettò il seme fecondo dello scoutismo roveretano ed il primo nucleo di esploratori che ebbero l’onore di indossare il camiciotto verde andò ingrossandosi sempre più, tanto da diventare una fra le sezioni più vitali d’Italia.
Con l’appoggio morale e materiale dell’autorità militare, che aveva portato il tricolore anche entro le nostre mura, sbrecciate e sanguinanti, la sezione poté affrontare in pieno la vita scoutistica, precorrendo i tempi, soprattutto sul terreno degli sport invernali e dei campeggi, oggi tanto di moda. Infatti in quegli anni ormai lontani, ma sempre vicini al cuore, gli scouts di Rovereto, sull’esempio delle tradizioni dello scoutismo nordico, per primi effettuarono numerosi campeggi alpini, destando la curiosità e l’ammirazione di coloro che ebbero l’occasione di poterli visitare, e per primi diedero l’assalto, assieme a pochissimi dilettanti, ai campi di neve sugli altopiani.
Erano anni in cui i giovani amavano veramente la montagna e per conquistarla compivano sacrifici che oggi non si fanno più. 
Gli scouts partivano il sabato, allora, alle ultime luci della sera e con il pesante sacco da montagna in spalle e gli scii, camminando per delle ore su per le impervie scorciatoie dei monti, raggiungevano la meta delle loro escursioni per piantare le tende nei boschi profumati di resina o per abbandonarsi sulle vergini distese bianche, del tutto sgombre da “visi pallidi”.
Queste fatiche erano il loro riposo, dopo una settimana di battaglie con i libri di scuola o con gli attrezzi del lavoro, erano il loro premio più ambito. E la purezza della natura, la semplicità di quelle poche ore trascorse lassù in gioiosa libertà e serenità, l’intima e impagabile soddisfazione di quei ”giochi scout”, costituiscono tutt’oggi per quei giovani divenuti uomini, le più belle pagine del loro album dei ricordi.
Ma la montagna non fu l’unico obiettivo, e fedeli al principio dell’autosufficienza e dell’autodisciplina, gli esploratori di quella prima sezione appresero anche a bastare a se stessi e nei duri anni che seguirono, il prezioso patrimonio di nozioni pratiche acquisite quando erano ancora ragazzi, fu per loro di valido ausilio nel superamento di tante difficoltà.
Soldati di terra di mare di cielo, prigionieri nei campi di concentramento, civili investiti di responsabilità, essi hanno ovunque dato prova di generoso altruismo, d’intraprendenza, di volontà e molti di essi hanno scritto il loro nome nell’albo d’oro nazionale. Fra essi ci sia consentito ricordare la medaglia d’oro Mario Rigatti e la medaglia d’argento Ettore Valenti, che furono di quella antica sezione due preziosi animatori. Poi giunse il traguardo della “jungla silente” ed i camiciotti verdi, i cinturoni col giglio, il cappellone a larghe tese, indossati con tanto orgoglio, parve dovessero tramontare per sempre.

– Scoutismo Roveretano , 1959

Le tappe del nostro cammino: