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La scuola d’arte

Nella rapida e sommaria rassegna di fatti e periodi qualificanti della nostra vita associativa, sembra opportuno inserire qualche breve considerazione sulla nascita e la vita della Scuola d’Arte serale, istituzione di carattere naturalmente transitorio in quanto non pertinente alle funzioni statutarie essenziali dei sodalizio.

Quali sono stati il movente e (‘origine della sua realizzazione, considerata la sua estraneità ai naturali preminenti compiti del Clan C.N.G.E.I.? A distanza di tanti anni, precisamente una ventina, essendo la Scuola iniziata nel 1969, è forse possibile dare una risposta anche se piuttosto debole di riscontri e conferme.

Particolarmente verso gli anni Sessanta il sodalizio soffriva di un pericoloso torpore, che lentamente ma progressivamente si diffondeva, al punto da comprometterne la sopravvivenza. Una ventilata chiusura della sede, divenuta nel frattempo ritrovo settimanale per soli quattro briscolanti, era allora impensabile se non proprio impossibile, perché avrebbe significato.la rinuncia ad un patrimonio di beni e di ideali altrimenti destinati in eredità a nuova linfa vitale.

Oggi appare incomprensibile la grave negligenza dei Senior, i quali non si erano abbastanza preoccupati di alimentare e rilanciare le Branche dei Lupetti, Esploratori e Rover, ossia degli organi operativi scout formanti il tessuto connettivo dell’Associazione. Il sodalizio quindi si rivelava sempre più vuoto nella sua attività ed in parte abbandonato; sembrava subire passivamente l’evoluzione dei tempi o, per meglio dire, dei passatempi. D’altronde non c’è di che meravigliarsi se si considera che i suoi esponenti, invecchiati forse troppo in fretta, sono stati probabilmente affascinati da un telecomando o da altri moderni svaghi, che hanno inconsciamente ma profondamente alterata così l’attività ricreativa, incrinando per sempre la consistenza delle compagnie e il piacere dei consueti incontri tra amici aventi comuni interessi. Un vero errore, perché soltanto loro, gli anziani, potevano rappresentare il ponte ideale tra una generazione e l’altra di scout e quindi la continuità del sodalizio, se non proprio la sua vitalità.

All’inizio dei 1969, quando il Clan era ormai ridotto ad uno stato agonizzante, pochi nostalgici, non rassegnati all’incombente trapasso che sembrava inevitabile, imprimevano un svolta alla sconcertante lunga crisi, proponendo e discutendo alcune ricette valide ad assicurare alla vita dei sodalizio una maggiore partecipazione di simpatizzanti. Nel vaglio delle idee avanzate, emergeva e prendeva corpo quella di istituire dei corsi di formazione artistica aperti a tutti i cittadini, di qualsiasi età ed estrazione sociale. Nelle intenzioni recondite dei promotori, i partecipanti a detti corsi figuravano quali elementi di propaganda della immagine del Clan, dei suoi fini, della serietà dei suoi componenti, così da sfatare pure dalla mente di qualche sprovveduto, il sospetto che l’espressione “Clan” odorasse perfino di mafia o di camorra. La strategia così impostata e sostenuta anche dal confronto e dalla promessa di una collaborazione disinteressata di soci ed amici cultori d’arte, ben presto si mostrava quasi una formula magica per il raggiungimento degli scopi che il Direttivo si era prefisso. Infatti le adesioni alla scuola, impostata sul disegno e la pittura, crescevano di anno in anno; il che confermava la bontà dell’iniziativa realizzata sotto l’egida dei Comune e con l’appoggio dell’Assessorato Provinciale alle Attività Culturali. Ovviamente il successo non era da imputarsi soltanto alla disponibilità delle attrezzature didattiche e alla cordialità dell’ambiente che ospitava i corsi, ma anche e soprattutto alla valentia e all’impegno dei docenti che meritevolmente vanno ricordati nelle persone dei pittori Livio Sossass, Mariano Angelini e, per ultimo, in ordine di successione, l’instancabile Pino Cestari.

Questi, che aveva curato con encomiabile impegno l’insegnamento per un quindicennio, accattivandosi la simpatia e la stima di tutti, si prestava generosamente anche a soddisfare i bisogni che esulavano dalle sue specifiche competenze. E’ doveroso infatti ricordare che Cestari, quale affezionato amico e appassionato collaboratore dei Clan non trascurava mai nulla per migliorarne l’immagine. Egli poi andava orgoglioso dei suoi fedeli allievi e non perdeva occasione per far conoscere ed apprezzare in pubblico i loro dipinti. Allo scopo venivano allestite periodicamente delle mostre, in modo da consentire ai visitatori di esprimere un giudizio sui livelli di preparazione raggiunti. Queste ed altre manifestazioni, considerate complementari dell’attività specifica, in perfetta simbiosi con la diligente opera di proselitismo svolta dai molti frequentatori dei Clan, facevano registrare un costante aumento dì nuovi tesserati, indispensabili all’associazione per l’auspicato rinnovamento, per il ripristino della sua vera identità, nonché per la valorizzazione dei suo prestigioso passato. Con i nuovi aderenti, con tante giovani energie volitive, venivano ricostruiti i quadri scout, per i quali ora sorgeva la difficoltà di trovare spazio sufficiente, essendo gran parte dello stesso riservato all’attività artistica. La convivenza tra i gruppi di diversa disciplina era tuttavia assicurata da una dinamica conduzione, dalla fraterna solidarietà e dai comuni interessi, senza contare che per certe manifestazioni tornava assai vantaggiosa una stretta cooperazione tra i gruppi medesimi. A testimonianza della concordia esistente, Cestari, a nome della Scuola d’Arte, offriva per la “Casa di Caccia” degli scout roveretani, un grande dipinto raffigurante San Giorgio, protettore degli scout. Sembrerà un controsenso, ma il Clan ora stava attraversando una crisi dì crescita, quasi di eccessiva espansione, e doveva seriamente preoccuparsi di recuperare lo spazio necessario, con la chiusura della scuola. Una tale incresciosa decisione veniva presa e giustificata dall’assenteismo dei maestro Cestari, il quale, per sopravvenute precarie condizioni di saluto, si vedeva costretto a lasciare l’incarico.

Risolta senza traumi e dispiaceri anche questa ulteriore difficoltà, non rimaneva che il problema, o meglio il proposito, di guardare avanti, operando uniti per i tradizionali compiti degli scout.