Rover Jam Georgia 2014
Un paese che di certo non è fra i primi a
cui si penserebbe. “Ma come, andate in campeggio in America?” è stata probabilmente una delle domande più frequenti a cui ognuno di noi Rover ha dovuto rispondere, quando affermavamo con un certo compiacimento la destinazione della nostra annuale Estate Rover. Ma le bellezze del Caucaso nulla hanno a che vedere con la East Coast americana.
Tutto cominciò scoprendo che una donna arcense, che divenne il nostro contatto, lavorava a Tbilisi per conto di un’associazione. Di lì i primi contatti, i primi scambi di email, l’avvio del gemellaggio. Nel 2012, finalmente, due rappresentanti dello scou
tismo georgiano ci raggiunsero ad Arco. Il legame fra l’Italia e la Georgia (o Sakartvelo, come loro stessi la chiamano) divenne indissolubile. Tanto che, quasi due anni dopo, la Compagnia Halley di Arco raggiunse Bergamo, e da lì si imbarcarono sull’aereo che, dopo lo scalo tecnico di Instanbul, li condusse, nel pieno della notte, fino a Tbilisi.
Scoprimmo subito che in fondo la Georgia non era una terra poi così diversa da noi: montagne, ancora più alte delle nostre Alpi, fiumi e enormi spazi aperti che rivaleggiavano con la pianura padana. E da bravi scout, fu in mezzo alla natura che passammo i nostri primi quattro giorni in territorio georgiano, a Lagodekhi, una sorta di “equivalente” del nostro parco dello Stelvio. Nel folto delle foreste caucasiche, fra cascate spettacolari e montagne di più di quattromila metri, iniziarono finalmente a stringersi le amicizie fra noi e i nostri “colleghi” georgiani, probabilmente fra le persone più ospitali e disponibili che avremmo mai potuto conoscere. Era divertente imparare a contare in georgiano e sentirsi realizzati quando si arrivava al dieci, o cercare di decifrare il loro criptico alfabeto che sembrava uscito dall’elfico di Tolkien.
E poi, venne il giorno di rientrare a Tbilisi. Passammo due giorni nella capitale, guidati dagli amici georgiani, visitando i luoghi più importanti, le chiese più antiche, e i vicoli più caratteristici della città, spaziando dalla fortezza sul colle al Parlamento, dal palazzo presidenziale ai bagni turchi, non solo tipici ma addirittura simbolo della città, Tbilisi, che in georgiano vuol proprio dire “caldo”. Alla fine, fra un kinkhali e l’altro, venne il tempo di lasciare la capitale e viaggiare per tutta la Georgia (o quasi), ricercando i luo
ghi più curiosi e rilevanti, cercando di assimilare, nel poco tempo che avevamo, tu
tta la cultura che potevamo. Visitammo luoghi come David Gareja e Uplistsikhe, rispettivamente un monastero e una città scavati interamente nella roccia desertica. E poi Mtskheta, l’antica capitale e attuale sede della Chiesa ortodossa georgiana; Ananuri, antichissima fortezza sulle sponde del fiume Aragvi, non troppo distante dalla Chiesa di Gergeti, che sorgeva a più di tremila metri sul monte Kazbek, a pochissimi chilometri dal confine russo. E per finire Gori, famosa per aver dato i na tali al dittatore sovietico Stalin.
Quando venne il momento di partire, per viaggiare da Gori fino a Rustavi, dove ha sede l’International Scout Center, e di lì fino all’aeroporto di Tbilisi, eravamo certo dispiaciuti di non poter restare. I georgiani, che fossero scout o meno, si erano rivelati persone straordinariamente ospitali, amichevoli e socievoli, con cui discorrere anche per tutto il giorno.
Così come la stessa Georgia, con le sue incommensurabili bellezze, si era rivelata una terra accogliente, così simile a casa.